Whistleblowing e Diritto all’Oblio: quando la trasparenza prevale sulla rimozione
La crescente attenzione verso i meccanismi di whistleblowing ha portato a un incremento delle segnalazioni di irregolarità, ma anche a richieste di rimozione di contenuti informativi una volta conclusi i relativi procedimenti. Un caso recente ci ha coinvolto direttamente ed ora ci offre l’opportunità di fare chiarezza sui confini tra diritto all’oblio e trasparenza informativa. Abbiamo infatti recentemente ricevuto una richiesta legale formale di rimozione di un articolo pubblicato sul nostro sito web che commentava un caso di whistleblowing emerso durante il noto servizio televisivo della trasmissione “Le Iene”, in cui si sollevavano questioni su presunte irregolarità e misure ritorsive.
La richiesta di rimozione arrivava in seguito a un importante sviluppo: l’Autorità Nazionale Anticorruzione ha disposto l’archiviazione completa del procedimento con assoluzione di tutte le persone coinvolte. Il caso è stato chiuso definitivamente per “riscontrata assenza dei presupposti di fatto e di diritto per la comminazione della sanzione amministrativa pecuniaria“. In buona sostanza, le persone di cui si parlava nel servizio de “Le Iene” e che erano finite sotto inchiesta sono state completamente prosciolte. Ricordiamo che si trattava di un procedimento avviato da un funzionario che, assumendo la veste di whistleblower, aveva segnalato presunte misure ritorsive.
Dopo attenta valutazione, abbiamo deciso di mantenere la pubblicazione dell’articolo, ritenendo che non sussistano i presupposti per la sua rimozione. Diverse considerazioni hanno guidato questa decisione: in primis, Lumina Fiduciaria non opera come organo di stampa, ma come società specializzata in servizi fiduciari che offre contenuti informativi per professionisti. Il nostro articolo si limitava a commentare il servizio de “Le Iene” già di dominio pubblico, senza mai menzionare esplicitamente i nomi delle persone coinvolte. Inoltre, l’esito positivo del procedimento, con l’assoluzione completa di tutti gli indagati, rappresenta una conclusione favorevole che conferma la correttezza del nostro approccio. La vicenda si è conclusa nel migliore dei modi per tutti i soggetti coinvolti.
È importante chiarire che il diritto alla cancellazione dei dati personali non costituisce un diritto assoluto, ma la sua applicazione deve essere bilanciata con altri diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione e di informazione. La normativa europea ha stabilito che il diritto all’oblio trova applicazione principalmente nei confronti dei motori di ricerca e degli organi di stampa, quando i dati non risultino più rilevanti rispetto alle finalità originarie. Nel caso di contenuti informativi pubblicati da soggetti diversi dagli organi di stampa, bisogna considerare l’interesse pubblico all’informazione e la natura del contenuto.
Nel nostro caso specifico, l’articolo sul whistleblowing aveva uno scopo informativo su temi di interesse generale e non riportava dati personali sensibili. Il fatto che il procedimento si sia concluso con l’assoluzione di tutti gli indagati rafforza ulteriormente la legittimità del mantenimento del contenuto.



